Parlare di stress, soprattutto ai giorni nostri, può sembrare scontato e banale.
Lo stress è diventato uno dei tanti luoghi comuni che popolano le conversazioni quotidiane.
Al pari delle mezze stagioni che non esistono più e delle tante altre banalità quotidiane, trattiamo lo stress come un alibi o un’ipocrita giustificazione al nostro malumore, alle negatività dilagante e alla nostra reattività.
Per gli addetti ai lavori tuttavia lo stress e una realtà urgente e preoccupante, cartina di tornasole del malessere dilagante. Lo stress è il responsabile delle 50 / 70% delle consultazioni mediche, una delle principali cause di morte, una delle più comuni fonti di dolore e sofferenza quotidiana.
Ansia, depressione, ipertensione, problemi digestivi e gastrointestinali, reazioni negative del sistema immunitario, tachicardia, palpitazioni, e molti altri sintomi fisici oltre che problemi di umore, di relazioni, di concentrazione e di relazione sono conseguenze dirette o indirette dello stress.
Le strade più comuni per gestire lo stress, sono la psicoterapia e la terapia farmacologica.
Entrambe queste strade, tuttavia, stanno negli ultimi anni perdendo terreno poiché sono sempre più note le criticità e gli effetti collaterali.
Psicanalisi e psicoterapia, pur avendo in molti casi dei buoni risultati, hanno costi molto elevati e non garantiscono una grossa percentuale di successi. La terapia farmacologica che in certi periodi è stata vista come una panacea, molto spesso nasconde gravi criticità.
In Francia una persona su sette assume psicofarmaci e tranquillanti. In America e in Italia una su dieci. In tutto l’Occidente oltre agli psicofarmaci anche il consumo di alcol è cresciuto, rivelando frequentemente un tentativo di negazione dello stress. Interrompendo le terapie con gli psicofarmaci, oltre agli effetti collaterali, molto frequentemente lo stress ritorna con tutti i suoi sintomi.
Negli ultimi vent’anni, la scienza ha fatto passi da gigante nella comprensione dei meccanismi dello stress e nell’individuare nuove forme di trattamento. Grazie alle scoperte di ricercatori e scienziati del calibro di Antonio Damasio, Joseph Ledoux e molti altri, allo sviluppo di moderne tecnologie e all’opera divulgativa di Daniel Goleman che ha introdotto l’importante concetto di “Intelligenza Emotiva”, oggi sappiamo molto di più sullo stress.
Al fianco dell’ormai vecchio concetto di QI (Quoziente Intellettivo) collegato all’elaborazione logica, capacità di astrazione e flessibilità razionale, è stato introdotto il concetto di QE (Quoziente Emotivo) legato alla conoscenza di Sé, capacità di empatia e compassione, tendenza alla cooperazione, capacità di gestione delle frustrazioni e di trovare le soluzione ai conflitti…
Mentre il QI è sostanzialmente immutabile nel corso del tempo, il QE può essere sviluppato con specifici esercizi e i ricercatori moderni considerano il QE responsabile dell’80% del “successo” individuale, in ogni ambito professionale e relazionale.
Si è scoperto che il mondo emozionale è più collegato alla zona limbica del nostro cervello, un vero e proprio secondo cervello che è rimasto pressappoco identico a quello degli altri mammiferi e che possiede una struttura biochimica completamente diversa dalla corteccia cerebrale sviluppata dell’homo sapiens che ci differenza per il linguaggio e il pensiero razionale.
Si è scoperto che lo stress si guarisce meglio intervenendo sul corpo, piuttosto che con le parole, i processi associativi e il pensiero razionale, proprio perché il cervello emotivo è direttamente collegato alla nostra fisiologia, al sistema immunitario, al cuore e alla pressione arteriosa e alla produzione ormonale…
Il cuore, in particolare, da sempre indicato dalla tradizione popolare come la sede dei sentimenti, la fonte di dolore emozionale (“mi hai spezzato il cuore”) e la cartina di tornasole delle conseguenze fisiche al dolore emozionale (“è morto di crepacuore”) svolge un’importantissima funzione di regolazione del cervello emotivo.
Essendo direttamente collegato col sistema nervoso autonomo (quella parte del sistema nervoso che sfugge alla volontà e alla coscienza) il battito del nostro cuore – come quello di tutti i mammiferi – subisce per tutta la vita fasi alternanti di “accelerazione” e “freno” provocate rispettivamente dal sistema simpatico e parasimpatico attraverso ormoni e neurotrasmettitori.
L’adattabilità del cuore a queste naturali alternanze del battito, la variabilità cardiaca, diminuisce fisiologicamente e progressivamente con l’età, man mano che il cuore perde elasticità e capacità di adeguarsi ai cambiamenti della vita…
La variabilità cardiaca può essere misurata, allenata e rinforzata, producendo enormi benefici sul piano fisico ed emozionale andando a nutrire e “rilassare” il cervello emotivo e di conseguenza tutta la vita psichica che altro non è che un equilibrio e una simbiosi armoniosa tra i due cervelli.
Quando la variabilità cardiaca è scarsa, il cervello emotivo è in sofferenza, in una situazione di “caos”. Quando la variabilità cardiaca è efficace ed elastica, il cervello emotivo “respira” e si è in una situazione di “Coerenza”.
Allenarsi a sviluppare una maggior coerenza cardiaca produce dunque una quantità enorme di benefici e risultati alcuni già ampiamente documentati e altri ragionevolmente ipotizzati…
Maggior resistenza allo stress e ai suoi veleni; remissione o attenuazione della maggior parte dei sintomi fisici collegati allo stress; sviluppo dell’intelligenza emotiva, delle abilità sociali e relazionali, delle capacità di apprendimento, adattabilità e gestione delle frustrazioni; miglioramento delle reazioni immunitarie, notevoli effetti “anti aging” e molto altro ancora…
Ma come si allena la coerenza cardiaca?
Innanzitutto occorre fare un’importante precisazione: la coerenza cardiaca non è una questione “etica”. Non si è bravi o cattivi se si ha una buona o cattiva variabilità cardiaca e non va confrontata la propria coerenza con quella degli altri.
Una persona che ha vissuto molti “duri colpi” nella vita, che ha sofferto molto, vissuto molte situazioni destabilizzanti e di dolore, avrà per forza sottoposto il proprio cuore a un andirivieni caotico di sollecitazioni neurovegetative…
Una persona che ha avuto la vita “più semplice”, che magari è stata viziata o semplicemente si è potuta permettere condizioni meno stressanti e più favorevoli, un giovane, un atleta, eccetera avrà ragionevolmente una miglior coerenza “naturale”. Bisognerà poi vedere e capire come si adatterà quando l’incessante ruota della ciclicità lo sottoporrà alla propria dose di “fatica”….
La buona notizia è che la variabilità cardiaca, così come l’intelligenza emotiva, può essere allenata e sviluppata da chiunque, per tutta la vita. Per sviluppare coerenza cardiaca ci possono essere percorsi e tecniche di allenamento “personali” e soggettivi ma le ricerche hanno comunque individuato una serie di tecniche, di atteggiamenti mentali e di esercizi che sperimentalmente funzionano sulla maggior parte dei soggetti.
Per la mia formazione personale, è naturale la familiarità con modelli e tecniche energetiche proprie delle tradizioni orientali ed esoteriche, che da secoli propongono percorsi per l’equilibrio e la centratura.
Il metodo OEP3, che ho sviluppato in questi oltre vent’anni anni, mira proprio a creare una simbiosi tra questi percorsi più spirituali e astratti e le moderne scoperte e metodologie della scienza occidentale. Mi fa pertanto enormemente piacere costatare – ancora una volta – che le sperimentazioni condotte da importanti università e notevoli ricercatori, confermano la bontà di molte tecniche antichissime, proprie delle tradizioni orientali ed esoteriche.
Le tecniche che han dato i risultati migliori, per lo sviluppo di una buona coerenza cardiaca sono:
Respirazione controllata diaframmatica (praticata almeno 5/10 minuti al giorno intervallando la fase di inspirazione e di espirazione con momenti di stop e apnea e regolandosi con conteggi di almeno tre – quattro battiti per ogni fase)
Concentrarsi sul cuore, “sentendo” la zona del petto e toccandola
Esercitarsi alla gratitudine.
Esercitarsi all’empatia
Ricercare la fiducia
Collegarsi ad emozioni positive
Accedere alle proprie risorse personali positive
Attività fisica e contatto con la natura
Per contro, alcune abitudini molto diffuse si è sperimentato rappresentino veri e propri ostacoli allo sviluppo di una sana coerenza cardiaca, tra esse ricordiamo:
Respirazione affannata, veloce, alta (di petto)
Concentrarsi sui problemi
Dare spazio e nutrire l’insoddisfazione
Vivere il giudizio e l’autogiudizio
Tenere “sotto controllo” e alimentare la diffidenza
Collegarsi ad emozioni negative (anche ricordarle o sfogarle in modo catartico)
Abitudini negative
Iperlavorio mentale e dialogo interno
Esiste poi ancora un altro importantissimo ambito di ricerca e di sviluppo sugli effetti della coerenza cardiaca che esula dagli obiettivi di questa serata e di cui si è già accennato in precedenti serate (vedasi articoli sulle “vibrazioni del cuore” e sul “costruire la realtà” sul Blog) che è quello della cocreazione.
Poiché è stato dimostrato che il campo elettromagnetico del cuore si estende per 5-7 metri, è ragionevole presupporre che una miglior coerenza cardiaca mia “influenzi” in modo sottile le persone che mi stanno accanto e alla luce degli studi sui campi morfogenetici, più persone sviluppano coerenza più questa abilità naturale può diventare una caratteristica evolutiva della specie…
Anche in questo caso, nel puro spirito dell’OEP3, non scopriamo nulla di nuovo, poiché esoterici, illuminati e iniziati di tutti i tempi hanno da sempre indicato la via “del cuore”, della crescita personale, dell’esplorazione interiore e della coscienza sociale come una strada maestra per sperimentare e contattare tutti, maggior pace, abbondanza e felicità.
A questo proposito, a partire da Venerdì 1° Febbraio ci sarà uno spazio in Associazione, ogni due settimane, dalle 19,15 alle 20,00 circa, in cui alleneremo, misureremo e verificheremo la nostra coerenza per cocreare energia pura e aiutare – a turno – chi è nel dolore e nello sconforto.
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