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Pulizie d’autunno

di Anawel

“Tra il dire e il fare, c’é di mezzo il mare”…

La saggezza di questo proverbio  si riscontra ancora più facilmente quando si tratta di attività legate al benessere e alla crescita personale. É molto facile, in questi casi, fermarsi al “dire” o al “capire”, limitando la propria esperienza al ristretto ambito della teoria e delle parole.

É naturale che accada questo fenomeno e non serve a nulla colpevolizzarsi o giudicarsi. É la natura della mente che sotto la sapiente regia dell’ego, ci illude che la comprensione mentale e cerebrale di un qualcosa sia sufficente per integrarlo pienamente.

E invece non è così.

Il valore dell’esperienza è qualcosa di inestimabile, che si tratti di fare del giardinaggio, costruire un muro, cambiare la gomma all’automobile , danzare, recitare, ricercare il benessere, la consapevolezza  o il corretto fluire dell’energia interna.

La teoria non va demonizzata perché serve ed è importante.

Siamo dotati di una mente pensante che è uno strumento meraviglioso ed è naturale utilizzarla per provare interesse, curiosità, stimolo e attenzione.

Qualsiasi teoria, tuttavia, rimane fumosa ed astratta se non viene “onorata” con la pratica e perde dopo un po’ il suo fascino e il suo stesso scopo che è quello di allargare la nostra mente per accogliere significati ed esperienze  che possano renderci più ricchi da ogni punto di vista.

La difficoltà nel passare dal “dire al fare” è legata a diverse concause.

In primo luogo  siamo condizionati geneticamente dalla paura di sbagliare e dal “senso del dovere” suggerite dal nostro Sé normativo (la vocina dentro di noi che ci dice cosa dobbiamo fare e come dobbiamo essere).

Queste suggestioni, anziché aiutarci a passare alla pratica,  ostacolano perché creano un alone  di obbligatorietà, aumentano il coinvolgimento e attivano aspettative negative e insicurezza.

Ascoltare il Sé normativo ci rende come dei bambini che, invece di studiare per il piacere di imparare cose nuove, studiano male perchè concentrati sulla paura di prendere un brutto voto ed essere sgridati dai genitori e dalle maestre…

La seconda difficoltà, nel mettere in pratica è direttamente figlia della prima.

Una volta condizionati dal nostro senso del dovere, anziché riconoscerne l’inutilità, darci una bella pacca sulle spalle e metterci al lavoro, ci lasciamo sedurre dal nostro ego che ci propone abilmente di giudicarci,

Oltre al danno, la beffa.

Non solo abbiamo abboccato a una sciocca convinzione inconsapevole, ma abbocchiamo anche alla seconda, sprecando energie nell’autogiudizio.

Il terzo motivo per cui rimaniamo spesso nel limbo degli aspetti teorici è legato alla mancanza di coraggio e semplicità nel mettersi alla prova e buttarsi.

Questa difficoltà è spesso cerebrale, conseguenza di un eccesso di pianificazione e della bulimia di informazioni teoriche che non bastano mai, alimentando l’illusoria speranza che si possa arrivare a sapere tutto…

Infine, la pratica è ostacolata dalle nostre abitudini, dall’aver sviluppato degli automatismi che condizionano e regolano le nostre giornate dal risveglio al momento in cui si va a dormire, senza lasciar spazio al “nuovo” e molte volte senza nemmeno essere “presenti” a ciò che facciamo.

Se  vogliamo aprirci al nuovo, dobbiamo lasciare andare il vecchio.

É come quando si compra una lavatrice nuova, si cambia il materasso o il divano del salotto!

A nessuno verrebbe in mente di posizionare la nuova lavatrice di fianco a quella vecchia!!

Anche con gli strumenti per la crescita personale accade la stessa cosa.

É importante sentire la scintilla della motivazione che ci spinge a frequentare corsi, leggere libri e apprendere nuove tecniche, ma non è sufficiente.

É necessario avere poi il coraggio di chiedere a se stessi “dove metto  questa nuova possibilità della mia vita”, come se si trattasse di un nuovo divano per il salotto…

É necessario trovarsi degli “spazi” fisici e mentali, oltre che di tempo, per concedersi – con calma e pazienza –  di integrare le nuove conoscenze acquisite e farle diventare esperienze.

Questa nuovi spazi, vanno “tolti” dai vecchi, riesaminando le nostre regole interne e le nostre abitudini  e scegliendo di lasciare andare quegli aspetti che hanno fatto il loro tempo e ora non ci interessano più…

Se ci sembra di non aver tempo per praticare le nuove esperienze di crescita che abbiamo conosciuto o se fatichiamo a lasciare andare il “vecchio” perché ci sembra tutto troppo importante, aprofittiamo dell’energia di questa stagione che sta per iniziare ed affidiamoci al nostro Sè superiore, alla saggezza del nostro inconscio e all’Angelo custode, affermando per sette giorni,  andando a dormire e al risveglio, la nostra voglia di diventare “nuovi” e di aprirci, giorno dopo giorno al ben-essere.

Anawel


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