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Circoli viziosi, circoli virtuosi e libero arbitrio

Aggiornamento: 29 set 2020


La mattina presto, mentre bevo il caffè, mi concedo una rapida lettura al giornale e rifletto sulla qualità delle notizie e sulla drammaticità di alcuni fatti di cronaca.

Spesso fatico a mantenere uno stato di presenza e di centratura e rischio di identificarmi nelle emozioni che le notizie mi suscitano, diventando con il mio brontolare l’ennesimo ripetitore di frequenze di bassa qualità…

Siccome però so che le cose non sono come sembrano, cerco prontamente di scrollarmi da dosso quell’inutile energia ristagnante del giudizio e dello scoraggiamento e di voler cercare e trovare occasioni evolutive e di consapevolezza anche dalla cronaca quotidiana.

Stamattina, dopo aver letto l’ennesima atrocità riportata dal quotidiano, ho riflettuto lucidamente su come da un punto di vista logico ed etico la teoria della reincarnazione sia la sola a proporre un minimo di democrazia o perlomeno una forma di equilibrio e questa riflessione ha ancora di più confermato in me l’importanza del libero arbitrio e delle scelte personali come strumento evolutivo.

Ma andiamo con ordine.

Escludendo posizioni egoiche, infantili o ridicole, un’ipotetica logica della reincarnazione riguarda quella scintilla di energia spirituale, linfa vitale (anima?) che è contenuta al nostro interno e di cui è possibilissimo passare l’intera esistenza senza rendersene conto.

Non si reincarna Gino con la sua storia, il suo carattere, il suo bagaglio genetico, culturale, famigliare ma quella linfa vitale che è in Gino e per tutta la durata della sua esistenza può essere il “ponte” per riconnettersi a un percorso evolutivo che esisteva prima ed esisterà dopo di Gino…. Diciamo che Gino è il tupperware attuale di questa linfa vitale.

Se Gino vuole, sceglie e si accorge, può contattare questa linfa vitale ad esempio esplorando il suo Angelo Custode o il suo tema natale ( perché Gino non è nato in un determinato momento e luogo per caso) e decidere di onorare le sfide evolutive di questo passaggio.

Ritornando alle atrocità, questa logica assume sfumature da brividi e ci può far scivolare in una visione di Karma come contrappasso dantesco che nessuna persona di buon senso potrebbe considerare accettabile e che escluderebbe il libero arbitrio.

Una delle notizio di oggi è stata il ritrovamento di frigoriferi pieni di organi umani femminili che una giovane coppia messicana deteneva (non ho capito se per venderli) dopo un rituale che prevedeva l’adescamento da parte della donna di altre giovani donne per invitarle a provare dei profumi, lo stupro e l’assassinio da parte del compagno e infine l’espianto e la conservazione di questi organi.

Il pensiero lampo che mi è passato subito dopo lo sdegno e l’orrore, è che queste povere donne innocenti forse in un’altra vita han fatto atrocità simili e che i due squilibrati nella prossima vita potrebbero fare una fine analoga a quella delle loro vittime….

Questa riflessione però mi è parsa immediatamente superficiale e poco consolatoria.

Mi riportava ad una visione antica e deresponsabilizzante di Karma come circolo vizioso o virtuoso dal quale impossibile sfuggire…

Ho cercato dunque di farmi delle domande che prevedessero il libero arbitrio e la spinta all’evoluzione del tipo: “Chissà se le giovani vittime avrebbero potuto evitare questa fine?” e “Chissà se nel prossimo ciclo i due messicani riusciranno a sfuggire al triste karma che li attende?” e dopo essermi risposto di si in entrambi i casi mi son sentito meglio.

Credo che libero arbitrio sia proprio quella scintilla che può farci uscire dai circoli viziosi o rimanere in quelli virtuosi nonché l’unica meravigliosa prerogativa che può dare senso e pienezza alla nostra esistenza.

Lasciando da parte le atrocità e i casi “estremi” (che comunque sono tanti) e ritornando alla nostra dimensione di “normalità” , questa visione può aiutarci a spiegare e a gestire molte situazioni.

Tutti abbiamo dei tormentoni esistenziali, situazioni che ciclicamente si ripetono o si ripresentano e che ci accompagnano in modo più o meno silente per tutta l’esistenza.

Per alcuni possono riguardare la salute, per altre le relazioni, per altre ancora l’identità personale, il lavoro, il denaro o la gestione di determinate emozioni…

Pensare a questi tormentoni come possibili retaggi del nostro Karma può produrre in noi rassegnazione (se non crediamo nel nostro potere personale e libero arbitrio) oppure aiutarci ad accettarli e a fare la pace con loro e in seguito a considerarli da un altro punto di vista come lezioni evolutive da affrontare nel migliore dei modi.

Un lavoro può essere certamente duro e impegnativo, ma l’importanza dell’atteggiamento con cui decidiamo di svolgerlo e del significato che attribuiamo al fatto di doverlo svolgere può cambiare radicalmente la qualità della nostra vita, del tempo che dedichiamo e dell’energia che produciamo mentre lo svolgiamo.

Si tratta di spostare l’attenzione sul “cosa c’è da fare” e smettere di protestare o di negarlo e portarla invece sul “come si può fare” cercando mantenere il più possibile una buona energia nel qui ed ora.

In questi termini anche la logica del karma assume toni più equilibrati e un significato evolutivo più evidente.

Si può dunque uscire dai circoli viziosi ma anche da quelli virtuosi ed è sempre bene mantenere la volontà, l’umiltà e la gratitudine per riconoscere entrambi.

La vita sembra sbatterci in faccia l’evidenza di persone che nascono in contesti culturali, economici e genetici nettamente più favorevoli rispetto ad altri…

Qui a Torino ad esempio è frequente incontrare uomini e donne molto belli, biondi, alti , ricchi e sani che popolano le zone residenziali della crocetta o della collina piuttosto che personaggi tozzi, goffi e poveri che nascono e vivono nei quartieri di periferia.

La storia tuttavia ci ha sempre dimostrato che si può emergere da qualsiasi contesto così come sprofondare da qualsiasi altro.

Siccome la nostra energia determina le risonanze che ci andiamo a cercare, facciamo attenzione a non ristagnare in emozioni, sentimenti e pensieri inutili e dannosi, come l’invidia, la gelosia, il giudizio o l’autogiudizio.

Non perché sia “male” o sia un “peccato” e quindi per ragioni etiche…ma perché sarebbe una sterile protesta per nulla efficace, un negare l’evidenza con in più la certezza di mettere in moto tutta una serie di sfavorevoli condizioni energetiche.

Monitoriamo la nostra energia, i nostri sentimenti, il nostre re-agire di fronte a notizie, eventi, situazioni che ci circondano e proviamo a considerare ogni cosa presente nel qui e ora come un opportunità evolutiva…in questo modo – se per caso esiste un karma – forse possiamo iniziare a capirlo e guarirlo.

Anawel

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