Presenza e legge d’attrazione, sono argomenti di cui si parla da millenni, contenuti in tutte le discipline filosofiche, energetiche e spirituali, parte integrante di tutte le religioni anche se presentati con parole diverse. Presenza e legge d’attrazione sono state riprese anche recentemente dai movimenti new age, anche se a volte in maniera superficiale e grossolana.
Presenza e legge d’attrazione sono le strutture portanti del processo di creazione, cocreazione e trasformazione della realtà.
Le scienze e le neuroscienze moderne hanno tolto il velo sul concetto di realtà, dimostrandone la soggettività e la relatività, facendo capire chiaramente come pregiudizi, convinzioni, aspettative e persino la semplice osservazione di qualcosa ne alteri in parte “la realtà”…
A livello individuale reale è ciò che io ritengo reale, magari per abitudine, perché nella mia famiglia si è sempre alimentato un determinato sistema di credenze, perché ho vissuto determinati eventi e fatto delle esperienze e in base ad esse (e alle emozioni e pensieri costruiti intorno ad esse) ho grossolanamente stabilito delle equivalenze arbitrarie, oppure perché mi sono fatto influenzare da pensieri, emozioni ed esperienze altrui.
★ L’uomo è un essere creativo molto potente, a livello individuale e collettivo (cocreazione). I processi di creazione e cocreazione individuali e collettivi van ben oltre la realizzazione di opere materiali come muraglie, ponti, astronavi e sofisticati elettrodomestici. I processi di creazione e cocreazione coinvolgono anche le relazioni tra individui, l’atmosfera che si respira nei luoghi, nelle case, negli uffici, l’umore delle persone, la salute e il benessere…
La presenza nel “qui e ora” è l’elemento centrale che regola i processi di creazione individuali. Non scopriamo nulla: è sempre stato affermato e annunciato dai santi, dagli iniziati, dai profeti, dalle persone risvegliate che hanno vissuto nella storia.
La presenza nel “qui e ora” è centrale perché l’essere è una caratteristica divina: è l’essenza, la vita che può solo manifestarsi adesso. (“Io sono colui che è” Esodo 3.14 ) È soltanto nel qui e ora che può esprimersi l’intuizione creativa, perché è solo il “qui e ora” il tempo in cui abbiamo realmente potere. Il passato non c’è più, il futuro non ci appartiene ancora, il presente è l’unico tempo reale.
Nel presente è difficile soffrire, persino le sofferenze fisiche – rimanendo nel presente – sono fortemente depotenziate. Nel presente non ci sono problemi: magari ci sono stati, magari ci saranno in futuro ma ADESSO è veramente improbabile.
★ La mente, che mente (dice bugie), ci suggerisce il contrario perché è fatta di tempo, ci proietta continuamente nel prima o nel dopo, ha paura di perdersi, ha paura di non-essere (cioè morire) e vuole assicurarsi che ci identifichiamo con lei, per poterci tenere sotto controllo (il tristissimo “cogito ergo sum” Cartesiano). È la sua natura.
La presenza neutralizza il potere della mente perché nell’adesso la mente non può far nulla, non può nuocere, si sente smarrita… Se cerchiamo di fermarci sull’adesso vedremo facilmente come la mente ci suggerirà il passato o il futuro per riprenderci tra le sue grinfie. E così penseremo alla riunione di lunedì, alla bolletta da pagare, alla rata del mutuo o alla discussione avuta ieri con la moglie, va tutto bene per la mente: purché sia passato o futuro.
Quando siamo nell’adesso, possiamo certamente pensare, mangiare, parlare, compiere delle azioni e saranno molto più efficaci e impregnate di “Vita”, di “Essere”, di “Dio”. La questione è solo comprendere chi controlla la situazione: la mente o l’essere? La questione è in fondo: Chi sono io?
All’identificazione cartesiana nella mente possiamo contrapporre l’identificazione spirituale nella vita, e poiché siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, in questi termini il nostro essere è immortale. Il buddismo tibetano ha una deliziosa parola per descrivere l’ego: Dak Dzin, che significa letteralmente “essere aggrappati ad una falsa identità”.
Se la mente vi sta suggerendo la fatidica domanda: “Ma allora cosa bisogna fare?” la risposta, che non piacerà certo alla mente è: Nulla.
Nell’adesso nascono le intuizioni, i pensieri creativi (sum, ergo cogito) le possibilità, le sincronicità, gli incontri, le occasioni, tutto. La mente può solo essere osservata, accolta, depotenziata sapendo con certezza che non smetterà mai di sedurci con la proposta del passato o del futuro. Ma se io osservo la mente è una riprova che non sono lei! Il problema non sono le suggestioni della mente, il problema è prenderle sul serio e identificarsi con esse.
Accorgersi di non essere “qui ora” è un potente atto di presenza. Occorre solo ricordarselo, più volte al giorno, abituarsi a farlo.
★ Insieme alla mente, l’ostacolo alla presenza sono le emozioni, che, più veloci del pensiero, “accadono” molte volte improvvisamente lasciandoci con un “sentire” sgradevole e fastidioso. Mente ed Emozioni scatenano, alleandosi, tempeste ormonali nel nostro organismo procurandoci stress, malattie e problemi fisici.
Anche nei confronti delle emozioni è importante avere un atteggiamento di osservazione, esplorazione e utilizzare qualche strumento per depotenziarle. Se la mente si fissa sull’emozione nel tentativo di interpretarla, giustificarla, trovare un colpevole, giudicarla, giudicarsi, giudicare o lamentarsi e scivolare nel vittimismo….sicuramente ci proietta fuori dal “qui ora” e dal suo potere creativo e la sofferenza aumenta.
Le emozioni distruttive sono droghe per la mente, perché le danno in pasto le sensazioni necessarie per portarci fuori dall’adesso. La paura, la rabbia, la tristezza, la scontentezza creano un sottofondo mentale e ormonale tale da paralizzare e inattivare le nostre potenzialità creative.
“Non preoccupatevi del domani” diceva il Vangelo per invitarci alla presenza, “A chi ha sarà dato”, suggeriva poi, per farci comprendere le conseguenze in termini di legge d’attrazione.
Una domanda fondamentale per comprendere quale realtà sto attirando nella mia vita può essere: Su che cosa risuono in questo momento? So cosa sono sintonizzato? Sulla paura? Sul giudizio? Sulla scontentezza? Sulla gioia? Sull’abbondanza?
Il punto focale per operare questa alchimia energetica sulla realtà è dunque modificare il nostro sentire interiore, tenere a bada le identificazioni con la mente e con le emozioni e tutto questo può essere fatto soltanto rimanendo (o ritornando) nel presente.
Tutti abbiamo sperimentato il potere del presente, tutti sappiamo cos’è un’ intuizione, un’idea, un’azione felice e risolutiva che “compare” spontaneamente nell’adesso. Magari ci è capitato occasionalmente, magari dopo tre o quattro ore interrompendo il processo di identificazione. È un ottimo inizio, basta ricordarselo sempre di più, farlo accadere sempre di più, ricordarsi di Sé e ricordarsi che la posta in gioco è molto alta: la possibilità di trasformare la realtà.
La metafora evangelica è illuminante in questo senso. Gesù era un uomo consapevole, presente e sveglio, anticonvenzionale e libero. Non si faceva condizionare dall’etica ipocrita, dall’illusione del giusto e dello sbagliato. Diceva a chi lo chiamava maestro buono “perché mi chiami buono, nessuno è buono”, mangiava con gli ultimi, accoglieva le prostitute, buttava all’aria i banchi dei mercanti del tempio, non rispettava le regole del sabato…
Quando proponeva di “porgere l’altra guancia” o “amare i propri nemici” non lo faceva certo per buonismo, o per ipocrisia, ma perché consapevole di ciò che le emozioni (e la mente, interpretandole) provocano a livello di attrazione, il suo invito era dunque, per certi aspetti, pragmatico ed egoistico…
Se ci dimentichiamo della posta in gioco, ci scordiamo del potere di trasformare la realtà anche nascondendoci dietro un’idea mentale fasulla di libertà. Magari costruiamo dei muri fatti di luoghi comuni del tipo : “sono fatto così”, “è il mio carattere”, “non sono un santo, non sono un Budda” per giustificare le nostre identificazioni, dimenticandoci che rimanendone invischiati continuiamo a rimetterci solo noi, a sentire, diffondere e attirare sofferenza…
E se non si riesce? E se si fatica? E se ci si ritrova invischiati nelle emozioni, nei pensieri e nel dolore?
La risposta è osservare anche quello. Osservare con fiducia quello che accade: le sconfitte, i fallimenti, le frustrazioni, continuando ad amarci, a ricordarci che non siamo quelle cose, evitando il più possibile di lamentarci, giudicare e giudicarci, proponendoci alternative fatte di certezza, di fiducia, di positività e semplicità. Affidandoci al nostro Angelo custode o alla scintilla divina presente in noi. (“chiedete e vi sarà dato”, “cercate e troverete”)
Questo processo silenzioso di osservazione neutrale è il processo alchemico che ci permette di superare, passo dopo passo, i nostri limiti e trasformare la realtà….
★ Per attirare amore, abbondanza, serenità e ogni altro bene nella nostra vita, una volta imparato ad osservare i pensieri e le emozioni e a stanare le paure e le emozioni distruttive che disturbano il “sentire” del cuore occorre costruire, comportandosi il più possibile come se avessimo già quello che vogliamo attirare. Ecco un bellissimo “manifesto” di come si attira l’abbondanza, di Maggie McCann, una semplicissima donna inglese, raccolto nel libro/racconto di viaggio di Piero Scanziani (Entronauti) oltre quarant’anni fa:
“Vogliamo l’abbondanza, ne abbiamo diritto. L’universo è sovrabbondante d’ogni bene, per ciascuno dei suoi abitatori. Per essere colmati, basta spalancarsi e non restringersi. V’è una tecnica, come in tutte le scienze sperimentali. Vi sono le regole e per ognuna si dovrebbe scrivere un trattato.
Prima regola. Liberarsi dalle paure, sorvegliare i pensieri, i sentimenti, particolarmente quelli sotterranei, che appena s’intravedono, vecchi timori retaggio dell’infanzia, dell’educazione, degli avi. Snida il pensiero che t’opprime.
Seconda regola. Riempiti di certezza, certezza d’ogni bene. Se l’antica deformazione interiore ancora t’induce al dubbio, costruisciti delle immagini d’abbondanza: porte si spalancano davanti a te, strade infiorate, forzieri aperti colmi di oro.
Inventa frasi, strofe, ritmi: ripetili in continuazione, ripetili tante volte, quante volte hai ingoiato i pensieri ansiosi. Ripetili fino a diffondere certezza.
Terza regola. Prima ancora che l’abbondanza ti colmi, già ringrazia. Ringrazia l’angelo, il santo, la vergine, la fortuna, l’universo, la presenza, non importa il nome. Importa ringraziare come se già avessi ricevuto, quando ancora non v’è il minimo segno dell’arrivo. È indispensabile: dà le ali all’ abbondanza. Non solo ringrazia, ma comportati come se già avessi avuto: se stai per ricevere denaro, spendi perché già l’hai riscosso se stai per ricevere salute, lascia il letto perché già sei guarito; se stai per ricevere amore, canta perché già sei amato.
Quarta regola. Benedici. Non è facile, aridi come siamo, ma è salutare. Trova nel tuo cuore una benedizione e spandila. Benedici chi ti ama e chi no, benedici chi incontri e chi sta lontano, benedici quando ricevi e quando dai, benedici il passato e l’avvenire. Benedici perché la vita non presenta ostacoli, né inimicizie, né rivalità: la vita offre a ciascuno il suo cimento. Tu l’hai già vinto, compagno come sei della certezza e dell’abbondanza, Benedici sempre.
Ancora oggi, come allora, le regole sono sempre le stesse, perché non metterle alla prova?
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